Cavie ribelli
Lo psicologo americano John Watson disse “Datemi una dozzina di bambini di sana e robusta costituzione e un ambiente organizzato secondo miei specifici principi, e vi garantisco che sarò in grado di farne un medico, un avvocato, un’artista, un imprenditore, un delinquente….a prescindere dal loro talento, propensione, attitudine, abilità, vocazione e razze dei propri antenati”.
Se la teoria di Watson fosse vera, allora i bambini nati in un ambiente isolato, fuori da norme e stigma sociali, condizionati e indottrinati a credere e a comportarsi in un certo modo dal momento in cui sono nati, dovrebbero crescere come perfetti adepti di una setta. Era certamente questo il piano quando i membri de I Bambini di Dio iniziarono ad avere figli. Delle fresche lavagne dove poter scrivere, con un’inesistente conoscenza aprioristica della vita fuori dal gruppo, del giusto e sbagliato, del buono e cattivo. Tutto il processo dei pensieri, degli impulsi e delle inclinazioni poteva essere manipolato e plasmato per creare i seguaci ideali dei loro contorti dogma.
I membri del gruppo presero l’affare di allevare un bambino con la stessa propensione insensata mostrata nei nostri concepimenti casuali da partner sessuali multipli. Ai fini di questo grande esperimento, le loro cavie fatte in casa, che coprivano un’intera gamma di razze e colori, erano doverosamente spedite nei campi di addestramento per essere ‘educate’ .
Avevo circa sei anni quando arrivai nel primo e più grande campo a quei tempi, opportunamente chiamato ‘Il Jumbo’, con un gregge di circa 35 bambini della mia età. Questo era il primo di molti centri del genere spuntati intorno al mondo, con privazioni di cibo e sonno, pestaggi, esorcismi, silenzi restrittivi e umiliazioni pubbliche, per modellare il loro esercito di cloni marcianti. Imparai a gridare ‘ Rivoluzione per Gesù’ con tutti i miei polmoni, a non farmi domande sull’istruzione o sulla dottrina, a non avere nessuna forma di attaccamento ai miei compagni reclusi, alla famiglia o ai beni, e infine ad abbracciare l’idea di una morte per martirio. Vivere i miei 30 anni era fittizio come l’idea di vita eterna. Eravamo nati vecchi, aspettando di morire, riconciliando l’idea che la vita era solo una pausa pubblicitaria tra il sacrificio e la sofferenza, arrivata e andata come una cattiva idea nel paradiso eterno dell’aldilà.
Ero una della generazione benedetta dei Bambini del Paradiso, nati come testimoni della fine del mondo, scelti per governare con Cristo la vita successiva. Gesù, raffigurato in un abito color oro e bianco e con una nuvoletta che spunta dalla sua bocca barbuta che grida ‘Venite!’, doveva fare la sua apparizione ogni giorno, risucchiando al cielo i suoi seguaci fedeli e distruggendo il resto dei miscredenti con un genocidio mondiale chiamato sensually Armagedon. Quando avremmo ricevuto il nostro super corpo umano ultra-terreno, loro ci avrebbero naturalmente dotato di tutta la conoscenza dell’universo pre-istallata, e di un lanciafiamme nella mano nel caso qualcuno era in disaccordo con la nuova versione dittatoriale degli eventi.
Ero sorpresa, in seguito, di scoprire che questa credenza è in realtà condivisa da milioni di persone. Oggi!
Quando gli anni 90 arrivarono, le accuse di abusi sui bambini tra le mura di questi centri attirarono incursioni internazionali tra le comuni della Famiglia. Centinaia di bambini furono presi dai servizi sociali, poi prontamente restituiti in seguito a processi in cui le accuse sembravano essere un mucchio di bugie inventate dai detrattori amareggiati fuori per screditare il gruppo. Gli psicologi che esaminarono i bambini non trovarono niente d’improprio. Noi tutti eravamo di buone maniere, ben istruiti e ben educati. A tutti gli inetti fuori dal gruppo, facevamo una notevole impressione.
Diversamente dagli altri bambini della mia età, potevo già leggere, scrivere e risolvere operazione matematiche a due anni. Mia madre fu una pioniera dell’educazione precoce, prima di catapultarsi nella pratica comune della Famiglia e prima che il mostrare fotogrammi di lettere e operazioni matematiche a una fila di bambini seduti su vasini diventasse una moda. Eravamo una generazione di bambole a ricarica manuale che cantavano, ballavano e recitavano con sorrisi e abbracci da marionette, che noi tutti tiravamo fuori a richiesta ogni volta che la superiorità della nostra educazione domestica era messa in discussione. Il fatto che quel genio in pannolino di Johnny conosceva i nomi di 50 uccelli esotici e poteva recitare pagine e pagine delle sacre scritture, capitolo e versetto, era la loro difesa contro le accuse di abusi su bambini, lavoro minorile e traffico di minori; come se leggere la Bibbia di Re Giacomo fluentemente negava i segni e i lividi nascosti e, il meno ovvio, abuso psicologico.
Ancora oggi sono sospettosa di ogni bambino troppo educato. Se sembra troppo bello per essere vero, forse lo è. Abbiamo forse mentito alla corte e ai servizi sociali? Naturalmente, senza lasciar trapelare un sorriso! Il problema non erano gli ufficiali che non stavano facendo il loro lavoro, ma che nessuno stava facendo le domande giuste.
L’idea era di farci leggere e scrivere in tenera età; un facile modo di leggere il materiale della setta e scrivere report su noi stessi e i nostri compagni. Se alcuni servizi sociali si fossero presi la briga di valutare la nostra educazione sotto altri aspetti, avrebbero trovato gravi carenze. La nostra conoscenza della scienza seguiva il Creazionismo biblico sulla riga de ‘ http://garrygolden.com/xleet.php all’inizio Dio creò il mondo e alla fine lo distruggerà’. Inoltre, nella versione di Berg della storia del mondo, l’olocausto non è mai accaduto, l’America era una sporca puttana su cui pendeva la distruzione, l’Africa era maledetta da quando Cam stuprò suo padre Noè, e gli ebrei, Wagner e Michael Jackson erano tutti posseduti dal Diavolo.
Ci volevano intelligenti, ma non troppo. Inoltre, un’educazione superiore alla scuola media era evidentemente non necessaria, essendo l’apocalisse imminente. Avevo undici anni quando finii il loro livello di educazione accettabile e fui considerata troppo avanzata, così il mio sapere cessò. Poi lentamente, anno dopo anno, mi ritrovai indietro rispetto ai miei compagni. Ma la fame di conoscenza e la curiosità non diminuirono. Perché non puoi prima sovra stimolare un cervello e poi rimuovere tutti gli stimoli, aspettandoti di far scendere le persone a un livello mediocre, come fossero in crisi d’astinenza. M’ingozzai d’informazioni in segreto, leggendo qualsiasi cosa mi passasse tra le mani, mettendo da parte sotto il mio materasso libri di contrabbando e riviste. Si trattava del ben noto fatto della natura umana, più mi dicevano di non averne bisogno, più ero determinata a scoprire quali misteri mi erano nascosti.
Studi al riguardo rivelano che le probabilità che la stimolazione ricevuta nei primi anni di scuola produca un adulto d’intelligenza media superiore sono molto alte. Tutto quel precoce imparare, in coppia con una dieta salutare hippie di cibo non lavorato, farina integrale e verdure, ha verosimilmente stimolato la crescita dei nostri muscoli mentali e accelerato lo sviluppo del cervello. Nel momento in cui capirono che stavano crescendo una generazione di bambini altamente intelligente, che avrebbero potuto batterli sui loro stessi giochi psicologici, era già troppo tardi.
Per quanto odiamo ammettere che i nostri successi siano in qualche modo merito della Famiglia, il nostro QI medio, l’intelligenza pratica manifestata nelle abilità d’imparare velocemente, il negoziare con ogni situazione o personaggio ci imbattiamo con esperta celerità sono, per alcuni aspetti, meriti dell’ignara spinta iniziale. Comica ironia. Se il loro volere era avere zombie arrendevoli, allora hanno sicuramente sbagliato tutto.
Come con Frankenstein, l’esperimento della Famiglia produsse l’effetto opposto alla loro intenzione iniziale. Nati nella soluzione dei nostri genitori ‘una taglia per tutte le misure’, col tempo siamo arrivati in modo naturale a interrogarci sulla loro versione della ‘verità’ fornitaci fin dall’infanzia. Più provavano a martellare per foggiarci, più ci ribellavamo alla restrizione. C’è qualcosa sulla natura umana che si rivolta sempre contro l’oppressione.
È cominciato tutto con alcuni coraggiosi giovani evasi, fuggiti attraverso i pungenti fili spinati, per spingere giù la valanga. Nel giro di una decade, il 95% della mia generazione ha fatto lo stesso. Questo esodo di massa della seconda generazione ha scandito la fine dell’infame setta I Bambini di Dio. Molti avevano tentato di realizzare la caduta, ma la setta ha sempre mostrato forza, cambiando nomi, luoghi e pratiche per stare sempre un passo avanti ai loro detrattori. Nessuno avrebbe potuto prevedere che la loro scomparsa sarebbe avvenuta per mano della loro stessa assicurazione per il futuro – i loro bambini. In sostanza, la setta ha partorito il proprio antidoto.
I bambini scartati, quando volevano la libertà di pensare per loro stessi, si sono trasformati in nemici che la setta avrebbe temuto maggiormente. La mia generazione, destinata a diventare un gruppo di profeti e salvatori dell’umanità, eredi di un regno che i nostri genitori avevano creato con lotta e sacrificio, piccoli soldati di Gesù, cresceva nelle forze che li avrebbero distrutti.
Tutto questo contraddice l’affermazione di Watson? Se non siamo interamente dei prodotti dell’ambiente dove siamo cresciuti, allora cosa inclina la bilancia verso l’individualità? È il QI, la genetica, il carattere, un’educazione comune, la varietà di esperienza internazionale? È quindi possibile, a dispetto del più intenso di pre-condizionamento e indottrinamento nel perfetto laboratorio isolato che è un culto, trovare l’individualità e una propria mente?
I figli dei Bambini di Dio l’hanno fatto. Sembriamo contraddire molte delle affermazioni sul ruolo che potremmo o avremmo dovuto giocare nella micro-società in cui siamo nati. In tutte le mie ricerche su altre sette del XX secolo, non riesco a trovarne nessun’altra la cui intera seconda generazione, non solo si sia rivoltata alla loro cultura e abbia lasciato per qualcosa di meglio, ma che si sia rivoltata completamente contro di essa all’unisono e abbia combattuto attivamente per distruggerla.
I sociologhi e gli accademici che hanno studiato il nostro culto, che simpatizzavano con le sue dottrine e giustificavano i metodi di educazione dei bambini, hanno proclamato in numerose erudite pubblicazioni che ‘ La Famiglia Internazionale era una delle sette moderne più di successo nel crescere la successiva generazione per portare avanti la loro eredità’. Molto prima del previsto, i disillusi e silenziosi ragazzi che avevano ingannato gli osservatori esterni per così a lungo, decisero un giorno che ne avevano avuto abbastanza.
Forse non diventerai un ribelle. Forse sei nato solo. L’idea mi venne in mente quando mia sorella maggiore, Celeste, discuteva il caso di una bambina di otto anni in Iran in processo per protestare sul suo matrimonio in sospeso con un uomo vecchio.
“Centinaia, migliaia di piccole ragazzine della sua età sono forzate a simili matrimoni ogni anno. La maggior parte o si rassegna a questa morte vivente, o trovano una via d’uscita nel suicidio, ma su migliaia, questa ha deciso di tornare. Quando i suoi genitori e la sua famiglia si rifiutarono di aiutarla, lei scappò di casa, prese un taxi e andò da sola in tribunale a reclamare la legge. Cos’ha dato tanto coraggio a una ragazza così piccola a fare ciò che nessun’altra aveva mai fatto?”. Celeste era nel suo ambiente, appassionata sul soggetto che occupava la sua vita professionale ovvero un progetto di lavoro per l’Action for Children, aiutando le madri svantaggiate e i bambini in situazioni disastrose.
“Forse è genetico.”. È improvvisamente uscito da me. “ È possibile che ci sia un gene combattente, un gene che decide se ti ribellerai o meno allo status quo?”.
Celeste concordò.” Guarda la Famiglia Internazionale. Il 95% della nostra generazione, nata e cresciuta nel gruppo senza nessuna cognizione di una società alternativa, o norme sociali, tutti all’improvviso si sono rivoltati contro qualcosa che istintivamente sapevamo fosse sbagliato. Perché?”.
“Si, perché?”. Ripetei.” Se vedi le altre sette, una percentuale maggiore di ragazzi decide di restare all’interno l’unica struttura che conoscono, senza neanche chiederselo, e ancor meno lottano contro di esso. Perché noi l’abbiamo fatto? Dubito che eravamo molto più educati del resto.”.
“ Se fosse genetico, allora senti questa. I nostri genitori si sono ribellati contro la loro generazione di genitori, contro la società in cui erano nati, contro l’ingiustizia della guerra del Vietnam. Erano intelligenti, di classe media, ragazzi educati provenienti da diversi background e etnie, ma ciò che hanno condiviso era la ribellione comune. Hanno inavvertitamente passato questa inclinazione a noi, i loro figli? ”.
“ È un’interessante teoria.”. Concordai. “ Se guardi a ritroso la nostra linea genetica, la nostra famiglia è piena di ribelli. Il nostro bisnonno era un colonello nelle forze polacche prima dell’invasione tedesca nella Seconda Guerra Mondiale, quando divenne un leader della resistenza polacca clandestina.”. Da bambina, ho sempre pressato papà per informazioni su questo antenato, un ribelle, un combattente per la libertà contro la tirannia. Quando fu catturato e sbattuto in prigione scrisse un libro dedicato al suo futuro nascituro, mio padre.
Papà non incontrò mai suo nonno, sua madre morì prima che lei potesse far conoscergli il suo bambino. Fu chiaro, quando crebbe, che il sangue di suo nonno scorreva tra le sue vene.
Papà era un ribelle senza una causa. Organizzò uno sciopero nel suo collegio contro la brutalità istituzionalizzata sugli studenti da parte dei capoclasse. Quando andò all’università la sua ribellione si allargò alla società in generale. Aveva bisogno di una causa da seguire e, quando i Bambini di Dio invasero Hyde Park dichiarando apertamente ‘guerra contro il sistema’, lui ne trovò una.
“ Quindi mi stai dicendo che, nonostante i programmi mentali, eravamo geneticamente delle bombe a orologeria impostate inevitabilmente alla distruzione sociale.”. Riflettei.
“ Non so, ma è la miglior teoria cui sono giunta. Non è forse vero che i ribelli hanno geneticamente una fine naturale? In una società come quella dove questa bambina è nata, se vai contro il loro modus operandi, non duri a lungo. In questo modo, sono riusciti a uccidere la linea genetica dei potenziali ribelli, tanto tempo fa. Nell’interesse dell’istinto di conservazione, la conformità sociale e la mancanza d’interesse nel fare domande o alzare la testa sarebbe la più sicura strada per una vita tranquilla.”.
Rabbrividisco inconsciamente. “ Che idea spaventosa.”. Celeste mi guarda e ridiamo.
“Si sorella”, dice, “ sei sempre stata considerata una ribelle dai leader della setta. Ovviamente hanno indovinato il tuo potenziale abbastanza presto.”.
Aveva ragione. Ero etichettata come ribelle senza mai aver fatto un passo fuori dalla linea, come se potevano fiutare i potenziali dissidenti e obiettori. C’era qualcosa di me che ha messo in evidenza la necessità di schiacciare qualunque ribellione giaceva dormiente all’interno del mio carattere. Non importava dove andavo o dove ero mandata nel mondo, l’ignominioso titolo di ‘ribelle’ mi seguiva. In un mondo orweliano, dove la ribellione era come il peccato di stregoneria, un’etichetta simile conteneva devastanti conseguenze.
Mia sorella piange ancora ai ricordi della sua sorellina indifesa trascinata fuori per un’altra sessione di ‘rottura’, un’altra percossa, un’altra punizione per il crimine senza nome di autoconsapevolezza. La curiosità era la mia maledizione, la mia rabbia nel sopprimerla fu una combinazione potenzialmente esplosiva.
“ Volevo salvarti, ma come potevo se ero nella stessa posizione?”. La tattica di sopravvivenza di Celeste era il silenzio. Ci fu un periodo in cui smise di parlare del tutto, le conseguenze per un singolo pensiero espresso erano troppo rischiose. Il suo silenzio era la sua ribellione. Ci misi un po’ per capirne la saggezza. Qualche volta anche il silenzio può essere un’arma. Ma una volta fuori, furono le nostre parole a contenere l’inconcepibile potere. Le parole soppresse di una generazione di bambini erano le lame appuntite che fecero cadere la setta. Riporta alla mente quella canzone di T-Rex:
Ma non ingannerete i figli della rivoluzione.
No, non ingannerete i figli della rivoluzione. No no no.
Davina
settembre 11, 2011 @ 07:54
This article is right on! Summed it all perfectly!
Julia
ottobre 3, 2011 @ 22:48
Too bad you keep on switching from personal experience to generalizations. For the latter you might need a base of information broader than just your own viewpoint.
The mass exodus of your generation… isn’t that rather an indication that your generation got the kind of training that would enable them to stand on their own? (Especially since comparative cults did not show any similar movement.)
And then you attribute the collapse of TFI to your mass exodus… I would be much more pragmatical: the shedding of dead weight started with your generation and then continued with the older ones. After all, there is more money in a business that caters to the world rather than to a band of so-called rebels. I think the transition was gentle enough to put everyone on their own feet. It’s time to grow up…
Juliana
ottobre 4, 2011 @ 13:40
Julia (or is that Jules?), might I start by pointing out that this is a blog, ergo, my opinion and viewpoint, not an academic paper with empirical findings. However, a mass exodus of my generation and whether or not my generation got the kind of ‘training’ that would enable them to stand alone in the world do not necessarily bleed into each other and were not the point of my hypothesis to begin with. I do not think my generation were given any help or adequate education/training to stand alone in the world, but to be sure and supply you with a broader base of information for this, I will start a poll here to ask SGA kids from TFI whether or not they feel their time growing up in TFI adequately prepared them for life on the ‘outside’.
The collapse of the TFI was from waning membership. The second generation were meant to carry on the mantel, but saw through the bullshit (most of us anyway), called a spade a spade and left. Since no new members were joining thanks to a very very tarnished image that is completely irreparable, this did in fact inadvertently contribute to its collapse since the older generation left are going into their 60s and can no longer continue to raise money to keep the ship afloat and the leader’s bank accounts fat.
Perhaps you were one of those final few who made the ‘gentle transition’ which the mass exodus of your peers enabled? Most of us weren’t put on our own feet, we made a leap into the dark with nothing to catch us. Fortunately, most of us landed upright. There were plenty who didn’t.
Juliana
ottobre 10, 2011 @ 09:58
Just an update for Julia, I set up a poll on a facebook group for ex-Family kids asking whether they felt they received adequate training/education in The Family International which enabled them to stand on their own after leaving the group and prepared them for life outside the group. The results are as follows:
Of the 37 individuals who participated in the poll, 33 answered ‘no, we did not receive adequate training/education’, 3 answered neither ‘yes or no’ and only 1 answered ‘yes, I received adequate training/education’. I hope this clarifies the aspect you felt was generalized upon.
Janice
ottobre 4, 2011 @ 14:51
@Julia I’d find your criticism of this article acceptable if you yourself had something relevant and unbiased to say. But listen to yourself:
“The mass exodus of your generation… isn’t that rather an indication that your generation got the kind of training that would enable them to stand on their own?”
Here you are repeating what Juliana wrote, but twisting the idea in order to make the cult’s training look positive and intentional. As Juliana’s article made clear, The “training” received by second generation members was (blatantly) intended to make them better members, not to help them “stand on their own” and adapt to life outside the cult. The capacity for rebellion may have been an unintended side-effect of the cult’s particular methods of “education”. If TFI meant to train their kids to rebel and leave in droves, would they have published countless missives condemning and threatening “backsliders” with God’s wrath? “Standing on their own” came later, and was something the kids had to do by trial and error without any help from the cult.
As for your second statement, you compare the mass exodus of second-generation members to the “shedding of dead weight”. Could your internal viewpoint as a current member of said cult be any more transparent? At least you realize that money is the prime motivation of TFI’s leaders these days.
But what amuses me most is when you write “I think the transition was gentle enough to put everyone on their own feet.” I wonder how “gentle” it felt to those young people who were thrown into a world that they were completely unprepared for without a basic education. I wonder how “gentle” it feels to all those older members without income or health insurance who are just beginning to realize that they gave over 30 years of their lives to an organization that has essentially ceased to exist and won’t pay them a single years worth of retirement money.
But you’re right, it’s time for them to “grow up”…just like their kids have done.
Nina
ottobre 4, 2011 @ 21:57
I enjoyed reading this, Juliana. And I think you (and your sister) might’ve hit the nail on the head with the rebel-gene theory. As an ex TFI kid myself, I have to agree that the cult most certainly did not intend to, nor did it, prepare us to stand on our own two feet outside of the cult; a fact which I feel some, if not many, FGAs have regretfully come to realize far too late (at least for it to be of any significance to their older children) and which has most certainly contributed to its downfall.
Cristina
ottobre 7, 2011 @ 06:47
I wonder if the SGA suicides’ ever felt as though the “transition was gentle enough to put [them] on their own feet”? They certainly didn’t live long enough (like many of their counterparts who died from the abuses and neglect they suffered) to really grow up…
And, how exactly, shall we analyse the SGA who, with their stellar cult-given life-skills ended up as prostitutes, escorts, porn actors/models, strippers and other sex workers? You know statistically people generally end up in the sex industry when they’ve experienced great trauma and upheaval in their lives, right? NOT because they come from well-adjusted, parentally-supportive and educationally broad backgrounds.
Maybe, as someone so open minded, Poster-Julia, you should do a little growing up yourself and stop playing apologetics for a group of adults who systematically ruined thousands of young lives and damaged so many more. Your arrogance and pontificated idiocy is offensive.
Cristina
ottobre 7, 2011 @ 07:35
Also, “pragmatical” is just a terrible adjective choice, often replaced these days by either, “pragmatic” or “practical”. //linguistic.shudder//
Abe
aprile 26, 2012 @ 18:56
Wow great stuff, I agree with most of what you have to say. When I first left I knew I was far behind my peers, but then with college and practical application of knowledge,I now feel a bit superior in my understanding of socio-economic and political conditions of the world.