Vincere o Fallire

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“ Di cosa hai paura piu di tutto? “. Mi ha chiesto il giornalista sulla linea di partenza della Transcontinental Race 2015, il dittafono nella sua mano destra volteggiava goffamente vicino la mia bocca. Questa è una domanda interessante, una di quelle che mi sono chiesta spesso prima di intraprendere qualsiasi ardua o potenzialmente pericolosa sfida. Beh, di certo non è il pericolo che mi fa paura. Preferisco assaporare la possibilità che qualcosa vada storto e renda l’intera esperienza un’avventura. Almeno torni a casa con una storia. Le cose difficilmente vanno lisce per me comunque e mi piace pensare che la mia abilità nel rotolare coi pugni a terra o pensare velocemente è un vantaggio in ogni viaggio o gara senza supporto.
“ Fallire “. Mi ci è voluto mezzo secondo per rispondere. So che la mia mente non fallirà mai, ma non so come farei, come reagirei, se il mio corpo fallisse. Durante questi viaggi di ultra-endurance, di solito seguo il principio della mia mente sopra la materia. Diverse volte, quando il mio corpo era sul punto di collassare, ho continuato a spingere totalmente con la forza di volontà. Il corpo è una macchina e la mente è il pannello di controllo. Posso fare in modo che la macchina faccia qualsiasi cosa io voglia. E se e quando qualcosa mi impedisse di continuare a farlo, cosa succederebbe ?
Negli ultimi due anni il mio interesse primario ha girato intorno a domande come quanto lontano posso spingere i paradigmi di quello che considero possibile, quanto della mia realtà è creata dalla mia intenzione, quanto potente è la mia mente e come si modella il risultato di ogni situazione? Testo le mie teorie ponendomi nuove sfide che siano consce o inconsce. Dichiarando che la mia più grande paura era fallire e cosa avrei fatto se non fossi più capace di essere performante fisicamente, ho inconsapevolmente gettato via la mia prossima sfida.
1000 km in gara, in qualche posto non lontano dal primo checkpoint, le mie ginocchia sono collassate. Ho sempre sofferto di problemi e dolori alle ginocchia , ma non c’è mai stato un momento che non riuscivo più a spingere attraverso il dolore. Questa volta non riuscivano neanche a spingere sui pedali e potevo a stento camminare senza cedere. Ecco. La mia più grande paura si è realizzata. Il mio corpo ha fallito ed ero costretta a ritirarmi dalla gara.
Dalle reazioni che ho avuto da amici e follower online, sembrava qualcuno fosse morto. Le persone ci sono andate piano, scrivendomi messaggi di affetto e supporto come se fossi devastata o fragile emotivamente. Onestamente non sono riuscita a sostenere la pietà e cosí mi sono allontanata da essa mettendomi offline per un paio di settimane. Ho pensato che avrei potuto avere un crollo mentale, che sarei caduta a pezzi e in depressione. In fondo questa era la mia piú persistente paura, la peggior cosa che mi potesse capitare ma alla fine stavo..bene.
Sicuro sentivo frustrazione e incredulità il primo giorno, un po’ come sedersi per un pranzo gourmet e non essere capaci di mangiare. Ma dopo una lunga dormita, mi sono svegliato il giorno successivo con una visione molto chiara che è cresciuta nei giorni successivi. Quello che faccio non è quello che sono. Adoro l’ultra-endurance, ma non sono una “Ciclista”. Se avessi deciso di non pedalare più da domani non ci sarebbero state parti della mia identità portate via. Finire la gara o vincerla o , come è successo, essere costretta ad abbandonare , non cambia niente. “ Non hai niente da provare” mi ha detto mia madre e i miei amici , e sono d’accordo completamente. Perché se fosse stata quella la mia motivazione , abbandonare questa gara avrebbe distrutto il mio ego e la mia autostima. Pedalo perché lo adoro, ma se un giorno non riuscirò più a farlo, troverò qualcos’altro da amare.
Ho pensato che la sfida non è mai stata vincere la gara, ma quella di affrontare la mia più grande paura. L’averla coscientemente enunciata ha creato il mio prossimo test o esperienza da superare. E l’ho superata. Lontana dal sentirmi fallita, ho cacciato via la paura e cambiato il mio paradigma personale. Almeno per me, questo è vincere.
luke
settembre 8, 2015 @ 13:26
https://www.youtube.com/watch?v=qDNobJ-wmPI Enjoy the movie! Glad to hear you are maturing and happy! Ready to reach for the stars! Hang on tight! Hug! Luke
Lindy
settembre 8, 2015 @ 21:15
Thank you for this honest article. Introspection and self honesty is definitely winning and on a much larger scale than any race. Truely inspirational.
mwaka Lutukumoi
settembre 9, 2015 @ 07:28
Never let what you cannot do stop you from doing what you can!
Mateen
luglio 20, 2016 @ 10:30
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Monica Joshi
febbraio 17, 2016 @ 05:14
So positive and such a wonderful perspective of life and your passion. Kudos girl!
Ivan Puja
agosto 3, 2016 @ 17:03
Bravo for the effort and ride. You’re brave and strong woman.
Donald Burzler
agosto 22, 2017 @ 19:36
After viewing the documentary “Inspired to Ride” I was moved by your determination and performance. (Even old men need heroes.) At 58 due to running I had titanium hardware put in my hips to get me up and at least walking. Last winter on the northeast coast of the USA thoughts of your determination got me out cycling with visions of you and your response to personal loss prior to, and physical challenges during the Trans-American ride. Currently at 67, I do not even take the sharpness of mind for granted. Accepting our physical and mental limitations with continued determination to be a participant and adjusting to those challenges is exemplified by your speaking and writing. Far more than being a remarkable role model for women, your attitude, spirit and determination provides inspiration to the essence of being human. We will all face adversity and limitations on our journey, it is your response that has and will continue to set a standard by which we can measure our own success.